VISITA OCULISTICA

Il modo migliore per valutare le condizioni di salute degli occhi e rilevare eventuali stati di alterazione o patologie della vista è sottoporsi a una visita oculistica. Allo stesso modo è utile per valutare l’acutezza visiva di una persona, ossia la sua capacità di mettere a fuoco e distinguere gli oggetti.

Anche se non si sono rilevati sintomi soggettivi, un controllo oculistico periodico approfondito è raccomandato in quanto molti disturbi e patologie dell’occhio sono asintomatici.

 

Quando sottoporsi ad una visita oculistica

Se si è in possesso di una diagnosi per una patologia oculare, la visita oculistica svolta a intervalli regolari serve a monitorare l’evoluzione del disturbo e la conseguente risposta terapeutica.

Un incontro con un oculista è utile anche in presenza di alterazioni quali:

  • abbassamento dell’acuità dello sguardo
  • annebbiamento della vista
  • alterazioni nella percezione dei colori
  • comparsa di puntini oscuri, macchie, aureole o aloni nel campo visivo
  • oscuramento della vista

La visita è consigliata anche a seguito di traumi, lesioni da incidente o contatti dell’occhio con sostanze nocive e/o irritanti.

La cadenza dei controlli oculistici va aumentata in caso di familiarità con patologie oculari o al di sopra dei 40 anni.

Un esame approfondito degli occhi è inoltre parte integrante della diagnosi delle malattie del sistema nervoso, del diabete e dei disturbi reumatici.

 

L’anamnesi

All’inizio della visita, l’oculista procede all’indagine anamnestica del paziente, ricostruendone la storia clinica e familiare grazie a delle domande mirate.

Verranno analizzati lo stile di vita, l’alimentazione, l’eventuale svolgimento di attività pesanti per la vista, il grado di sedentarietà e di attività fisica, la dipendenza da alcol e tabacco, l’assunzione di farmaci e/o stupefacenti, le patologie oculari pregresse o presenti nella propria famiglia.

 

La visita 

La prima fase dell’analisi dell’occhio coinvolge l’area esterna dell’organo: vengono osservate e valutate le palpebre, lo spazio interpalpebrale, le ciglia, la congiuntiva, la sclera, la cornea e l’iride.

Si effettua poi una serie di test ed esami per valutare le funzionalità dell’occhio.

  • test dell’acuità visiva

L’acuità visiva è la capacità dell’occhio di mettere a fuoco oggetti piccoli o distanti. L’oculista misura l’acuità visiva tramite la tabella di Snellen, una tavola luminosa con lettere decrescenti disposte in righe, utile per rilevare comuni problemi alla vista come la miopia o l’astigmatismo.

  • esame delle pupille e della motilità muscolare

Dopo il test dell’acuità visiva lo specialista esamina la funzionalità pupillare osservando la forma e la dimensione delle pupille, in modo da individuare eventuali alterazioni. Allo stesso modo, tramite fascio di luce focalizzata, le pupille vengono stimolate per misurare la reattività alle fonti di luce.

Si procede poi con un semplice test per misurare la risposta dei muscoli dell’occhio: il paziente viene invitato a seguire con lo sguardo i movimenti del dito dell’oculista.

  • esame della pressione oculare e del fondo dell’occhio

La visita si conclude con un controllo della pressione sanguigna intraoculare e un esame oggettivo delle componenti interne dell’occhio, ossia situate dietro il cristallino.

Per misurare la pressione si utilizza il tonometro, strumento che misura la pressione dell’umor acqueo contenuto nel globo oculare.

L’oftalmoscopio è invece lo strumento dedicato per analizzare il fondo oculare dopo aver dilatato farmacologicamente le pupille: si possono così individuare anomalie ai vasi sanguigni ed eventuali danni alla retina.